sabato 29 settembre 2007

riabilitazione alla scrittura


Gentile signora Y*******,
ricevo e volentieri analizzo i campioni allegati alla sua missiva confermandole, con enorme soddisfazione da parte mia, i notevoli miglioramenti a cui è approdata attraverso la costanza e l'esercizio ininterrotto: gli unici sistemi che permettono di ricavare da una buona terapia risultati ottimali. Tuttavia la esorto a non smettere nè con le trascrizioni (automatiche e ripetitive sì, ma indubbiamente efficaci nel rafforzare il segno) nè con le trasposizioni di elaborati personali necessarie ad allenare la logica e stimolare il processo creativo, aspetti che generalmente si trascurano in favore di una rapida ripresa della manualità. Non voglio mancare di lasciarle un piccolo appunto tecnico riguardante la grandezza del rigo: si sforzi di lavorare su spazi di volta in volta sempre più ridotti, sarà il compito più arduo perchè dovrà cercare di sfruttare a pieno il punto di vista di cui è dotato l'occhio, nonostante le lacune del campo visivo sinistro già diagnosticate in precedenza. Lavori sul rigo e sulla fuga che le è concessa cercando di rispettarne centralità e direzione e si armi di tutta la pazienza e la caparbietà che finora ha dimostrato di possedere, poichè si tratterà certamente della fase più difficoltosa dell'intero trattamento. Per quel che riguarda la sua curiosa richiesta di grafoanalisi le comunico che, non essendo in alcun modo il mio campo di studi, mi sono permessa di girare la sua lettera ad un collega specializzato che si è reso disponibile a tratteggiare il suo profilo psicologico con l'aiuto degli esempi che lei ha accuratamente inoltrato. Le riporto dunque, qui di seguito, le conclusioni del Dr. Girolamo Moretti : "Della signora X**** Y******* ho scelto di prendere in esame, nel numero più che sufficiente di materiale fornito, un biglietto su cartoncino bianco piegato in due parti, scritto in evidenti circostanze luttuose ma più convenzionale di altri per la presenza del sostegno delle linee tracciate, la nitidezza dei caratteri e la successione logico-formale del contenuto (aspetto meno rilevante per l'analisi che mi presto a fare, ma decisivo della scorrevolezza del tratto). X**** è dotata di temperamento laborioso e di fervida inventiva, testimoniate dall'ampio semicerchio delle "C" e dalla "G" riccioluta che indica attenzione e sensibilità per il dettaglio; lo slancio positivo dell'indole è ulteriormente evidenziato dal triangolo della "A" di vertice puntuto e altezza considerevole. Al di là degli handicap neurocerebrali - di cui mi informa la dottoressa - riguardanti il senso della spazialità, ritengo che, ad ogni modo, la distanza che X**** è solita lasciare tra una lettera e la successiva sia anche la riprova di certo entusiasmo dispersivo nei rapporti sociali ossia l'estrema facilità ad allacciare amicizie ma la difficoltà di coltivarle per periodi prolungati, stesso attegiamento che probabilmente mantiene anche per quel che concerne i suoi cimeli personali: accumula facilmente oggetti di vario genere ma l'incapacità di donare loro un ordine fisso le provoca un'ossessione sulla catalogazione di ciascuno di essi nel momento in cui si ostina a ritrovarli senza successo. Infine, doverosa annotazione sulla lettera "S", per la quale X**** ostenta maggiori difficoltà di grafia, tralasciando come sopra gli aspetti clinici, vorrei sottolineare come il tratto della "S" sia spesso indicativo dei timori personali: X**** disegna un serpentello quasi amputato dei suoi archetti, solo timidamente accennati e ciò è simbolo di un carattere meticoloso ma parimenti propenso all'insicurezza, in questo caso verso l'ambito fisico-motorio."
Credo avrà modo di valutare personalmente la coerenza e l'esattezza dell'analisi che le ha gentilmente fornito il Dr. Moretti, io la saluto qui e la invito a continuare a scrivermi e tenermi informata, anche se proseguirà la terapia con una mia collega avrò comunque piacere di ricevere gli aggiornamenti riguardo i suoi progressi futuri.

La saluto e le porgo i miei migliori auguri di buon proseguimento,

Dottoressa Sandra Virgili
(Logopedista e Neurolinguista dell'età evolutiva e adulta)

martedì 25 settembre 2007

#2 - Metastasi tardive


L'ostacolo più deprimente della lenta convalescenza è l'impossibilità di abbeverarsi alla fonte: un'idiosincrasia al reale e la propensione al miraggio sono i primi sintomi a condurre verso un'inarrestabile disidratazione. Recenti studi sull'argomento hanno invalidato oltremodo la presunta efficacia di alcune terapie già impiegate nel caso, concludendo che l'elaborazione di metodi migliori in grado di compiere il miracolo è lungi a venire. La progressiva espansione di spazi aridi e desolazione creativa nella mente cosciente individua i prodromi di uno stadio vegetativo che potrebbe protrarsi per anni, gli esperti lo hanno ribattezzato "Sindrome di Atacama".

Il deserto di Atacama si estende nel Cile settentrionale per circa 1.500 km. Con il suo clima che oscilla tra gli 0° notturni e i 30° diurni e l'assenza di pioggie è anche detto "deserto assoluto" perchè considerato a tutti gli effetti la zona più arida del pianeta. Inoltre, l'umidità proveniente da entrambi i litorali rocciosi che lo circondano protegge il suo terreno rendendolo virtualmente sterile.

Il deserto di Atacama spesso si configura come la promessa di un esilio romantico, a due passi dagli avvistamenti di marziani, ma presto o tardi il sogno si rovescia trasformandosi piuttosto in un'infallibile predizione: si vedrà un deserto di eguali caratteristiche avanzare inesorabilmente dentro di sé con le note, disastrose conseguenze di cui la sindrome si fa portatrice.


"Ti porterò ad Atacama, nel suo deserto rovente
Verrò ad Atacama con te amore, nel suo deserto di niente.

Vedrai che cielo Atacama amore, sentirai il vento sferzante
io ti abbraccerò un po' più stretto, per catturare l'istante

L'ho conosciuto il deserto amore, l'ho conosciuto già un tempo,
e non ci torno di nuovo amore, lì dove sferza il vento" *


* versi di celebre canzone popolare a due voci

martedì 11 settembre 2007

ipocondrismi


Indesiderate visitatrici dei nostri sonni (privi o meno di sogni, difficile stabilirlo), le ansie del giorno diventano pulsioni rarefatte, ricorrenze puntuali, tremolanti leitmotiv notturni.
L'esternazione - ad occhi chiusi e cervello in stato REM - è solitamente un'azione fugace, condensata in un lasso di tempo rapidissimo se analizzata in stato di veglia, ma che nel momento in cui la si elabora parrebbe durare lunghe ore. Quegli stessi episodi materializzano a spettro variabile la sola paura della fine. Osserviamo in che modo:

- si corre inseguiti da qualcuno che procede a lunghe falcate col terrore di ritrovarselo alle spalle, se si fugge per qualcosa che si è commeso ci si imbatte in un cancello o in un portone che si chiude a fatica, in una strada in salita, in una zona senza uscite oppure ci si perde senza sapere in che luogo si è giunti perchè la topografia di un posto che appariva familiare è improvvisamente mutata.

- si cerca qualcosa senza sapere cosa esattamente e ci si ritrova in appartamenti altrui a frugare cassetti, a emulare le azioni di un intruso, un ladro , un curioso, furtivi ed eccitati per la trasgressione che si sta compiendo. Si sperimenta il brivido di fare scoperte inattese col rischio di poter essere colti in flagrante.

(N.B. può succedere di essere fortunosamente dotati di un potere di levitazione che può raggiungere anche altissime quote ed è comunque pilotabile dalla volontà individuale. In tal caso questo stesso potere viene in aiuto durante la fuga così una rampa di scale si percorre come uno scivolo, un cancello si oltrepassa senza bisogno di forzarne l'apertura, una strada si attraversa velocemente senza dover riprendere fiato. I nemici si seminano con facilità e si superano vette più alte in volo quando il pericolo appare lontano.)

Esiste un caso però in cui questa paura si presenta con i postumi del risveglio.
E' facile nella stagione estiva essere colti da sonnolenza improvvisa a intervalli irregolari, durante la lettura di un libro, lo studio di un paragrafo di difficile comprensione, la visione di un film. Il risveglio da questo torpore provoca un sottile turbamento, una voragine allo stomaco e la sensazione struggente di vuoto esistenziale, di morte latente.

lunedì 10 settembre 2007

#1 - Una guarigione


I punti comunque qualcuno dovrà pur strapparli, e verranno via a forza con un colpo secco. Prima saldavano due lembi del corpo lacerati per necessità, per estirpare un pericolo, ora sono solo una sovrimpressione sulla pelle, un disegno innaturale e impietoso, un goffo assemblaggio di carni. Quando si è creduto di amare - e l'abbandono avviene inaspettato, improvviso - l'implosione ha un effetto deflagrante. Segue una chirurgia non senza complicazioni, per restituire un' integrità ai frammenti dispersi. Sovente, purtroppo, alcune amputazioni si rendono inevitabili ma ad ogni modo si giunge, con una convalescenza di periodo determinabile, a risultati soddisfacenti. Inutile però sperare di ricomporsi identici, senza percettibili mutamenti. Un danno, un'incrinatura nel vetro sarà tardivamente visibile, prima di accorgersi del troppo tempo investito nelle cure.
E la cicatrice servirà a ricordarlo
.